Nel settimo video di Cina sulla punta della lingua si va ad Hong Kong, dove le comunità veggie si fanno di anno in anno più numerose e dove si preparano le tortine della luna in versione ‘snow skin’ per celebrare il festival di metà autunno.
Essere vegetariani in Cina non deve essere cosa semplice. Sebbene evitare carne e pesce sia una pratica già nota in Cina fin dal diciassettesimo secolo, la cucina cinese fa un uso molto intenso della carne, specie di maiale, specie un po’ grassa tipo pancetta, per insaporire, condire, addolcire, come farebbe un cuoco francese con il burro.
La tradizione gastronomica cinese è tuttavia ricchissima anche di verdure: tante varietà, cucinate in molti modi.
Oltre al celeberrimo pak choy o cavolo cinese ed al noto bamboo (fresco oppure essiccato) ci sono infatti un’infinità di tipologie di fungo, tra cui il fungo dama velata 竹荪 Zhú sūn , venduto secco già pulito.
La lista di 中国蔬菜 Zhōngguó shūcài, i vegetali che tipicamente in Italia raggruppiamo tutti sotto il generico e non-tradotto nome di ‘verdure cinesi‘, comprende ancora varie tipologie di cavolo, cipolle e cipollotti, okra, loto, fagiolini lunghi. Più tutte le verdure che conosciamo anche qui, dalle melanzane alle carote, sia bianche che arancioni.
In Cina, si consumano germogli di ogni tipo, compresi i germogli d’aglio, che con mio grande stupore ho scoperto essere buonissimi. Non mancano radici e tuberi, tra cui la patata dolce lunga detta “bastoncino ferroso” 铁棍山药 Tiě gùn shānyào, ricca di minerali e che si coltiva in diverse zone bagnate dal fiume giallo.
I vegetariani in Cina sono circa 50 milioni, in tanti hanno ottime ragioni per diventarlo: la religione buddista, motivi di salute, ricercare uno stile di vita sano e più attento a perseguire ritmi lenti e sostenibili.
Hong Kong in particolare è una città che si trova spesso sotto i riflettori della stampa internazionale e di recente è tornata tristemente alla ribalta per la polemica sul suo sviluppo (edilizio e sociale) non sostenibile, che costringe i cinesi meno abbienti ad abitare le cage homes, case pollaio immortalate dal fotografo Benny Lam.
Lo Slow Food, inteso come cibo che non può prescindere dall’attenzione del consumatore alla provenienza ed alle proprietà di ciò che finisce in pentola, è una filosofia che – mutatis mutandis – si sta diffondendo anche in Cina, sotto il motto di 快乐厨房 Kuàilè chúfáng, cucina felice.
Ma le Tortine della luna月饼 Yuèbǐng (letteralmente biscotti lunari) sono dei dolcetti super energetici – fino a 1000 kcal per 10 cm di diametro – che non riguardano solo Hong Kong o i vegetariani, bensì l’intera Cina: ogni regione prepara la propria variante, dolce o salata, rivestite di pasta frolla cotta in forno oppure ‘snow skin’ cioè avvolte in un impasto di farina di riso glutinoso che riposa in frigo.
Le tortine della luna si cucinano e si mangiano in occasione della Festa di Metà Autunno.
E’ in questa circostanza che le barche illuminate scivolano sui corsi d’acqua ed i cieli scuri si illuminano di lanterne cinesi per ricordare antichi miti e leggende, intangibile patrimonio culturale del Regno di Mezzo: si dice che i cinesi dello Zhejiang riuscirono a ribellarsi alla dominazione mongola del XIV secolo proprio grazie alle tortine della luna, in cui nascondevano biglietti con le istruzioni per la rivolta.
Oggi le tortine della luna sono prodotte in tutte le possibili varianti a livello industriale come i Tegolini Mulino Bianco. Nel video, una ragazza di nome Wang Aihua maneggia con destrezza un antico stampo tradizionale per la preparazione dei dolcetti benaugurali.