Un posticino piccino picciò, una decina di coperti con tavoli rustici e sedie vintage. Opere d’arte e foto appese alle pareti. Cucina espressa, si sente il profumo di ciò che viene buttato in pentola e lo sfrigolio che incrementa l’acquolina in bocca.
Non è un ristorante ma, da atto costitutivo, un’associazione culturale. Il motto? Mangiare, bere, vivere, amare! Ecco che cosa aspettarsi da Il Tiglio, cucina cinese in via Venini 54 a Milano, fermata Pasteur.
Il menu è scritto a mano, su carta bianca: non capita tutti i giorni di trovare i caratteri cinesi 汉字 scritti di proprio pugno.
La traduzione comunque è chiarissima: carne, pesce, spaghetti. Qualche piccolo antipasto, 小吃 come manzo rosso o spiedini di ravanello e melanzane, da bere birra o vino.
Il prezzo non è irrisorio, ma corrisponde a ciò che spenderemmo in una trattoria italiana che fa cucina casalinga e slow.
Il Tiglio è un progetto culturale, con le foto artistiche appese alle pareti, i mobili di riciclo e la volontà di far conoscere ai milanesi la meravigliosa cucina cinese che esiste appena fuori dalla gabbia mentale dell’involtino primavera. Il nome cinese di questo luogo speciale è 慢食馆 Màn shí guǎn, cioè Ristorante Slow Food.
Come dicevo, tutta cucina espressa, quindi andateci con amici, sorseggiate una buona 青岛啤酒 Birra Tsingtao e aspettate con calma dopo aver ordinato: assicuro che il piatto vale l’attesa. Cosa c’è di meglio per riscoprire il tempo giusto da dedicare alla tavola? Fa freschino in sala, ma anche questo aspetto è culturale: mettiamoci la giacca e risparmiamo denaro, ambiente e salute.
La cosa più bella de Il Tiglio è che i sapori di ciò che arriva in tavola sono tutti diversi: 年肉面 spaghetti con la carne pepati e sapidi, 港式铁板大虾 gamberoni leggermente dolciastri, il pesce croccantissimo. Niente ravioli, niente riso cantonese o involtini.
I piatti cambiano di giorno in giorno, dipende dalla disponibilità del mercato. Alla mia prima visita, ho provato il pesce caramellato croccante che è una delizia, perché l’impanatura è fatta con una parte di frutta secca, fuori extra crunchy e dentro morbidissimo, si taglia con le bacchette. Zero scarti, zero spine, fatto per essere gustato tutto quanto. Non è un fritto, non è roba dolciastra: è un piatto fatto con tecnica e cuore.
Due specialità “alla Hong Kong” cioè su piastra e leggermente agrodolci: dimentichiamoci la salsa industriale, qui si fa tutto in casa: miele, cipolla, nota piccante. Gli spiedini di gamberoni hanno la parte del carapace centrale già rimossa, così che si possano addentare dal centro e mangiare benissimo senza insozzarsi le dita (pur mantenendo l’effetto scenico del gamberone intero).
La Cina è uno dei più forti produttori mondiali di patate e qui proviamo le patate alla cinese, un pochino speziate ma senza esagerare. Sospetto che abbiano avuto una doppia cottura, le cotture multiple delle pietanze sono una delle specialità tecniche della cucina cinese.
È importante non scoraggiarsi se da Il Tiglio non si parla un italiano fluente, dietro un’espressione appena severa – forse più che altro riservata – si nasconde un sorriso dolce che illumina il volto della ragazza non appena scambiamo due battute in cinese. Con cortesia e pazienza si entra subito in sintonia.
Il Tiglio è davvero un progetto di cucina slow con una spiccata componente artistica, a cura di Jue Zhe 觉者.
E per dirla con la tipica formula alla TripAdvisor: da ritornarci assolutamente!