La mia biblioteca di casa, molto in piccolo, si ispira alla biblioteca di Umberto Eco. Mi piace ordinare i volumi per edizione (il bug dell’informatico, che confonde il piacere estetico con il piacere da soddisfazione dello standard), ma più di ogni cosa ci tengo che differenti scaffali siano destinati a diversi tipi di libri: i volumi già letti, quelli in corso di lettura ed, infine, i libri da leggere. Capita di comprare un libro e di non avere poi il tempo di aprirlo. Niente di male, anzi tanto di guadagnato, hai colto l’occasione – presente – di avere un buon libro per le mani – in futuro. Talvolta io impacchetto i volumi in attesa di essere letti con carta riciclata e nastro, ci metto anche un biglietto: il libro da leggere è un regalo destinato alla me stessa del futuro, colei che a distanza di qualche settimana o mese avrà bisogno di un conforto letterario.Il metodo funziona, è molto bello trovare una piacevole sorpresa tra le proprie cose. Se è vero il concetto filosofico greco dello γνῶθι σαυτόν (gnothi seautòn), il regalo sarà sicuramente azzeccatissimo, lo stai ricevendo dalla persona che ti conosce meglio al mondo, te stesso. Tu conosci perfettamente le parole che hai bisogno di sentirti dire. Nel mio scaffale dei “da leggere” ho ancora alcuni volumi di Yu Hua.
Yu Hua è uno degli autori che compro ad occhi chiusi, sicura di non poter sbagliare, è il mio Chanel n. 5, il mio rosso di Shiseido, i miei migliori Levi’s. Primo, la trama non è mai scontata; secondo, la traduzione è una certezza. Non è un punto banale, specie per la letteratura straniera, perché la narrativa è destinata ad una lettura impulsiva, come se stessimo bevendo una limonata: chi poco a poco e chi alla goccia, si mandano giù sorsate di stile, sintassi, scelte lessicali senza stare troppo a pensarci. A differenza dei manuali da studiare e dei saggi, certi libri hanno la facoltà di dare piacere in un secondo oppure un immediato effetto nausea, senza troppe altre chance. Se l’autore scrive in una lingua molto differente della nostra, tanta responsabilità dell’impatto percettivo è a carico al traduttore, ghostwriter della storia a quattro mani di successo editoriale o della colossale noia libresca, dipende dalla sua lungimiranza.Yu Hua è tradotto con le mani e con il sangue, nel senso che il suo verismo spinto, il pragmatismo, la sagacia e l’autenticità non sono traditi dalla penna in seconda né dalle revisioni editoriali. Yu Hua è venuto in Italia più volte, le sue lezioni mi hanno lasciato a bocca aperta, sia per la forma argomentativa (del suo discorso in cinese), sia per la semplicità mai scontata di quello che ha da dire. Immagino che tradurre un grande autore, per chi prende sul serio la propria missione, sia una sfida notevole.
买书 Brothers: la saga
Brothers, edito da Feltrinelli, è composto da due parti: l’infanzia di due fratelli (parte 1) e come uno dei due diventa inaspettatamente ricco, al motto di arricchirsi è glorioso (parte 2). Con meno di 15 euro si acquista sul sito Feltrinelli (o altri canali analoghi) Qun’ottima edizione economica della saga intera, l’opzione migliore se vi fidate del fatto che già dopo pochi capitoli non riuscirete a staccarvi dal libro. L’ebook costa meno di 10 euro.
Di solito, le opere di Yu Hua non sono dei tomi, mi piace della sua letteratura cinese che – a differenza di tanta letteratura europea – non si gira intorno al palo con indugi descrittivi e tortuosi monologhi interiori. Brothers è alto poco meno de Il Conte di Montecristo, ma la pasta di cui è fatto è radicalmente diversa: tutta vita, al 100%.Brothers è uno di quei libri che più leggi e più vuoi leggere, ricco di detti, suspense, anche qualche scena forte. Le parole sono vive, anzi vivissime, leggere diventa come vedere un film.
翻译 Parole vive
Per dare senso pratico alla cosa servono esempi. Nove verticale: colui che effettua estrazioni di radici o molari, professionalmente, ma operando per strada, nella Cina rurale e popolare dei lavori manuali senza altisonanze. Quale parola sceglieresti, dentista? Acqua, acqua. Cerusico? Odontoiatra? Oceano. Soluzione: “cavadenti”. Undici orizzontale: il soprannome dato a quella schiappa di ragazzino guardone che si fa beccare mentre spia i didietro nei bagni: “chiappetta”. L’ultima, l’ultima: con quali parole l’autore di lingua viva può descrivere alcuni spettatori di scene di strada, un manipolo di codardi, vigliacchi in fuga alla mal parata? “Non erano altro che una marmaglia di cacasotto spasmodicamente attaccati alla pellaccia”. Questi sono esempi di lingua viva, briciole rispetto all’energia narrativa che trasuda da ogni riga.
Tra le pagine di Brothers c’è la vita in tutte le sue forme, dalla bassezza delle scoregge alla spiritualità delle massime (“un arbusto ha sempre la possibilità di elevarsi al cielo, mentre le erbacce non si separano mai dalla polvere”), passando naturalmente per tanto delizioso cibo: i sugosi baozi di carne, la ricetta speciale degli spaghetti ai cinque sapori, le fave fritte, le caramelle mou “coniglio bianco”, il riso con i cavoli saltati, i gamberetti pescati nel fiume, che vanno cotti finché sono belli rossi.
Leggere Brothers non può lasciare nessuno “annoiato come una foglia portata dalla corrente del fiume e triste come le cartacce che il vento fa mulinare per strada”, perché la trama è pazzesca, ma anche perché è scritto (e riscritto dal cinese all’italiano) in lingua viva.
La loro espressione stranita li faceva sembrare cinque ingordi che strabuzzano gli occhi vedendo l’anatra bollita spiccare il volo dalla pentola.
情节 Trama del libro
Prima parte (Brothers)
La storia di Li Testapelata inizia con lo spionaggio professionale dei sederi segreti delle ragazze, nei gabinetti pubblici del suo paesino, Liuzhen, e finisce con una fratellanza inaspettata come unica risorsa di vero valore rimasta nella sua vita. La prima parte di Brothers è il racconto di un’infanzia, difficile ma quasi spensierata, vissuta da un bambino cinese che cresce durante la Rivoluzione Culturale con suo fratello, Song Gang.
A Liuzhen tutti conoscono 李光头 Lǐ Guāngtóu Li Testapelata, perché è un personaggio imprevedibile e genuino, risoluto e briccone, che si guadagna diversi appellativi sin da bambino: “moccioso!” lo chiamano i bulli per strada, che tentano di far cadere a terra i due fratelli con la tecnica della gamba-che-spazza; per un periodo diventa “chiappetta”, a causa della sua figuraccia nei bagni. Nessuno ancora immagina quali saranno i molti altri titoli di Li Testapelata in età adulta.
La madre dei ragazzi, Li Lan, muore di malattia ed anche un po’ di dolore, dopo aver dovuto affrontare sia la morte del primo marito (affogato nei gabinetti mentre spiava i sederi proprio come farà il figlio Li Testapelata), sia la morte del secondo marito, il buon maestro di scuola Song Fanping – padre naturale di Song Gang- ammazzato di botte dalle guardie rosse. I ragazzi, per tutta la prima parte, crescono e imparano a vivere nonostante tutto, perché – come ripete spesso Yu Hua nelle sue opere – i morti se ne vanno, ma ai vivi tocca andare avanti.
Sono spazi di vita in mezzo al caos, i bambini che si autogestiscono in assenza dei genitori, i pensieri dei grandi per sopravvivere al dolore delle botte e delle torture, le forme di elaborazione dei lutti più dolorosi (quando muore un figlio o un marito). Tra le righe, ci vedo un incrocio tra un manuale per la sopravvivenza e un Guerre Stellari alla cinese. Il succo è lo stesso in tutte le galassie: impara ad usare la forza.
I fratelli imparano a cucinare i gamberi pescati nel fiume, ad usare “le bacchette degli antichi” per mangiare (rami d’albero), Song Gang è giudizioso e volonteroso, Li Testapelata ha da subito la stoffa dell’affarista. A differenza di Zhao il poeta e Liu lo scrittore, il protagonista non riesce ad accaparrarsi qualche libro per studiare, rubato dai sequestri della Rivoluzione Culturale, ma con le parole ci sa fare lo stesso. Li Testapelata già da bambino conosce l’arte dell’intortare (una delle dieci parole care a Yu Hua) e si sbafa 56 ciotole di spaghetti ai cinque sapori offerte dai curiosi di volta in volta intortati. Grazie all’arte della parola costruisce un carretto speciale per portare la mamma malata alla tomba del padre, in definitiva se la cava in tutte le situazioni.
Seconda parte (Arricchirsi è glorioso)
Li Testapelata fa una corte spasmodica e altamente maldestra a Lin Hong, la bellissima del villaggio. Purtroppo lui non solo è ben poco fine, benché ingegnoso e pieno di buona volontà, ma è anche colui che le aveva spiato il didietro al gabinetto anni prima, in gioventù. Li Testapelata diventa “Direttore Li” lavorando alla Cooperativa Sociale; con le parole resta sempre un grande intortatore, ma non riesce in alcun modo a intortarsi la bella Li Hong, che anzi si innamora del quieto fratello Song Gang. Il giorno delle nozze (dopo peripezie varie tra cui uno dei due innamorati che tenta di ammazzarsi impiccato e l’altra che ci prova buttandosi nel fiume) Li Testapelata va a farsi sterilizzare. Un coraggio da vendere, anche narrativo. Perché, è forse matto? Yu Hua non aggiunge mai dettagli a casaccio, ogni sequenza ha la sua ragion d’essere (niente spoiler!).
Li Testapelata si dimette dalla carica di direttore, vuole mettersi in proprio e fare per se stesso i grandi guadagni che ha fatto per la Cooperativa Sociale, capitanando zoppi, ciechi e ritardati against all odds. Perciò intorta il fabbro Tong, l’arrotino Guan, il sarto Zhang, il ghiaggiolaio Wang, il Cavadenti Yu (un cameo di se stesso alla Hitchcock?) e Mamma Su per farsi prestare dei soldi e partire per Shanghai alla ricerca di commesse (progetto: abbigliamento con marchio Li Testapelata & co.)
Quel briccone, ignaro di cosa accade intanto nelle teste dei suoi finanziatori, torna al paesello senza manco un affare fatto, così gli investitori si disperano e lo suonano come un tamburo. Seguono sfortune che però per Li Testapelata sono tutte occasioni: si mette a fare lo straccione (robivecchi) davanti al governo del distretto (formalmente: un sit-in di protesta, che diventa business di rivendita del ciarpame pescato dalla pattumiera), rompe i rapporti con Song Gang (cioè è quest’ultimo che accoglie l’ultimatum della moglie Lin Hong, stremata dal cognato che ruba il cibo di bocca al marito un po’ cuore di panna), rende i soldi ai creditori (facendosi la fama di gran signore, nessuno ci scommetteva più un 角Jiǎo / penny / cent).
In modo del tutto inaspettato (magie dell’intortamento!) apre la “Società di Riciclo Li” e con la monnezza fa su così tanti soldi che persino quelli del governo locale devono trattare con lui (关系 Guānxì a non finire). I suoi creditori si ricredono e Li Testapelata si fa l’auto sportiva con l’autista, il vestito di Armani (阿玛尼 Āmǎní – in cinese si traduce tutto!) la società immobiliare, in pratica è padrone di tutta Liuzhen.
Non va così bene al povero fratello, che però a suo modo arriva in alto anche lui, in termini più spirituali diciamo. Così in alto da toccare persino la luna, forse.