Ho comprato questo libro per tre motivi.
Primo, mi piaceva il titolo. Il riso non cresce sugli alberi mi ha subito ricordato il refrain che spesso sentivo ripetere in casa, ricorda che il denaro non cresce sugli alberi!
Un monito anti-spreco che veniva indirizzato soprattutto a mia sorella, una vera Regina dei Consumi. La sua policy del “lo voglio” era in contrasto con i modelli educativi della mia famiglia, molto più cinesi di quanto allora mi potessi immaginare.
Secondo, era in sconto, ma proprio uno sconto pazzesco, e poiché appunto il denaro non cresce sugli alberi il fascino del risparmio sortisce sempre il suo effetto. Sul sito di Feltrinelli si trova ancora qualche copia a sei euro e mezzo.
Terzo, il sottotitolo: la Cina in cucina.
Bamboo Hirst, l’autrice, oggi vive a Londra ma ha vissuto a lungo a Milano e pubblica testi scritti direttamente in lingua italiana, cosa che – non lo nascondo – mi piace molto perché gli strati di traduzione a volte sono una coperta calda, a volte un sacchetto di plastica calcato sulla testa. Come anche sottolineato da Maurizio Gatto di ObarraO edizioni ad un recente evento letterario milanese, con gli autori cinesi questo problema non è di poco rilievo: molti pubblicano libri negli Stati Uniti, quindi il testo lo pensano e vivono in cinese, lo scrivono in inglese, qualcuno ce lo traduce in italiano e noi finiamo a leggerlo di terza mano.
Ma veniamo al libro: è 3 in 1, che per sei euro e mezzo mi sembra tanta roba.
Di base, è un’autobiografia. Bamboo Hirst parla della sua educazione scolastica e gastronomica cinese, ma anche italiana, che cosa mangiava da piccola, i suoi piatti preferiti adesso.
Sono cresciuta principalmente riso al vapore, pesce al Ginger e te al gelsomino.
In più, è un simpatico manualetto d’intercultura a tema gastronomico.
Mi piace particolarmente il passaggio in cui scrive: “In Cina si mangia di tutto e a qualsiasi ora del giorno e della notte. I cinesi dichiarano candidamente che il cibo è una delle poche gioie della vita, perciò prendono il cibo con serietà e la prima condizione per imparare come si mangia e di parlarne. I cinesi apprezzano molto il cibo per la sua consistenza, l’effetto croccante ed elastico che ha sotto i denti; i germogli di bambù sono apprezzati soprattutto per questa caratteristica.
Il miscuglio di vari ingredienti è un’altra caratteristica della cucina cinese e per questo principio del mescolare si ottengono tutte le combinazioni: è una cucina varia di sapori di colori. Le salse e i condimenti si preparano senza difficoltà, tranne per i piatti elaborati. Gli attrezzi occorrenti sono pochi. Quella cinese è una cucina molto economica.
Si può accogliere un ospite a tavola anche all’ultimo momento, aggiungendo solo una ciotola di riso.
Non ha tabù religiosi, tranne che per i buddisti che si limitano essere vegetariani. I cinesi, che di solito hanno senso della misura, la perdono immediatamente quando si siedono a tavola. Spesso si vede arrivare, dopo 12 portate, una grossa anatra cucinata in una delle tante maniere, sufficiente da sola a fornire un pasto. È una cucina comunitaria per cui ogni commensale attinge da piatti comuni con decisi precisi assalti di bacchette.
Un pranzo non ha un piatto principale. La presentazione di un assortimento di cibo quale può essere quella di una cena è pressoché contemporanea e non cadenzata in tempi successivi. Infatti non esistono regole precise per la comparsa delle portate se non quelle dettate dalla ricerca di un equilibrio armonico gustativo – un piatto croccanti si accompagna a un piatto scuso, un agro a uno dolce, uno piccante a quello delicato. Tutte le vivande vengono tagliate in precedenza piccoli pezzi per l’atavica scarsità di combustibile e combinati in una disposizione pittorica o capace di ricostruire la forma originale del cibo.“
È un libro sulla cucina scritto in maniera semplice e immediata, poiché molto discorsivo, ma anche completo: contiene infatti una lista degli ingredienti cinesi più comuni, una lista degli attrezzi necessari per iniziare a cimentarsi con le ricette cinesi – con un occhio di riguardo a ciò che abbiamo già in casa, spiegazioni sui tipi di tagli e tipi di cottura della cucina cinese, qualche cenno interessante sulla famosa questione della medicina cinese e del cibo Yin e Yang.
Infine, diversi proverbi e il piatto forte, le ricette! Riso, pasta, zuppe, maiale, manzo pollo, pesce, uova, verdure, dolci.
La sezione sulla verdura mi piace proprio, perché, come dice Bamboo Hirst, “la verdura costituisce già di per sé un piatto e non gioca il ruolo del contorno come in Occidente. Sulla tavola cinese, invece, prende posto alla pari di un piatto di carne o di pesce. Alla sua popolarità hanno contribuito sia la religione buddista sia quella taoista. Fin da piccola mi piacevano tutte le verdure, specialmente il cavolo bianco, oggi venduto anche in Italia.”
Una ricetta (di Bamboo Hirst)
Ecco a voi il celeberrimo maiale in agrodolce! Gli ingredienti:
300 g di maiale
1 cucchiaio di farina
2 cucchiai di salsa di soia
4 cucchiai di maizena
un pizzico di sale
100 g di germogli di bambù
34 peperoni piccoli tagliati a strisce e senza semi
2 cucchiai di aceto
1 cucchiaio di zucchero
olio di arachide a sufficienza per friggere.
Tagliare il maiale in cubetti grandi quanto dadi da brodo, cospargere con il sale, la salsa di soia e la farina precedentemente amalgamati. Stemperare due cucchiai di maizena con quattro cucchiai di acqua. Intingere i cubetti nell’impasto e passare nella maizena asciutta. Tagliare i germogli di bambù in strisce diagonali. Friggere i cubetti di maiale in abbondante olio per tre minuti o finché saranno quasi cotti puoi mettere da parte. Versare altrove l’olio e nella padella ancora unta versare i germogli di bambù, peperoni, l’aceto lo zucchero. Versarvi quanto rimane della maizena. Cuocere per qualche minuto fino a quando il tutto si sarà rappreso, eventualmente allungando con un poco di acqua. Aggiungere il maiale e cuocere per altri due minuti. Versare su un piatto da portata caldo e servire subito.
Photo Cover by safwana basheer