In principio era FEFF – Far East Film Festival – ed il FEFF era presso Udine. Poi è arrivata la pandemia, che il festival del cinema d’Oriente, per quest’anno, s’è portato via.
L’iniziativa, però, era bella e innovativa, vale di certo una piccola menzione: l’intento del FEFF è spostare l’attenzione un po’ più ad est, da Cannes a Venezia e da Venezia ad Udine, per curiosare tra le pellicole cinesi, giapponesi e coreane in circolazione. Dicono che al FEFF degli anni precedenti ci fossero anche le bancarelle di oggettistica, l’editoria specializzata e begli eventi serali, una sferzata di vitalità fuori dal circuito del mainstream.
Per l’edizione 2021, converrà tenere d’occhio l’apertura degli accrediti sul sito ufficiale, perché con 50 euro (ridotti per studenti e senior) si può partecipare ad una kermesse di film, immersi in una cornice tutta legata all’oriente.
Questo dispettoso anno del topo (io sono del segno del topo e ogni 12 anni mi tocca un po’ di sfortuna) si è rosicchiato via la manifestazione. Mai perdere le speranze, mai piangere sul latte versato: con la collaborazione del sito Mymovies, il FEFF è approdato nei salotti di tutti, grazie alla campagna #iorestoacasa
剑雨 | La congiura della pietra nera
Il film è, in sintesi estrema, una storia di eroi marziali: 武侠 Wuxia, un genere che piace molto al pubblico cinese ma anche americano e anche a me. Bruce Lee (o meglio 李小龍 Li Xiaolong) è il capostipite del genere, ma La tigre e il dragone (卧虎藏龙 letteralmente: “La tigre accucciata, il dragone nascosto” espressione idiomatica cinese indicante i talenti nascosti) o La foresta dei pugnali volanti (十面埋伏, shi mian mai fu, letteralmente “Imboscata da dieci fronti”) sono altrettanto validi rappresentanti.
La congiura della pietra nera (e finiamo in bellezza con le traduzioni letterali: 剑雨 Jianyu, “Pioggia di spade”) non è un film recente, la pellicola è del 2010, dunque non c’è da aspettarsi molto in tema di effetti speciali. A mio giudizio, però, la ricostruzione delle ambientazioni cinesi sotto la dinastia Ming e le spade che volano in aria con tutta la maestria dei combattimenti di arti marziali sono affascinanti più di un kolossal 3D.
Trama (senza spoiler) per fotogrammi: hanzi, cucina e citazioni
Questo angelico visino è in verità il deturpato volto di una super killer con la spada (volante, lei e la spada). Si chiamava Drizzle e faceva parte della pericolosissima confraternita della pietra nera, ma ad un certo punto del film (l’inizio) l’abbandona e cambia nome in Zeng Jing, facendosi sfigurare i connotati dalla medicina tradizionale cinese (e alla faccia!)
Zeng Jing incontra fortuitamente Jiang Ah-sheng, un giovane solido e semplice, quello che si chiama un buon partito. La nonnina cinese che, smannaiando in cucina, caldeggia le nozze è una scena che a ben pensarci ha dell’intrinsecamente ironico: metti le cime di rapa al posto del pak choy (白菜 bai cai) e scopri che tutto il mondo è paese.
[Parentesi: pak choy è il modo con cui i cinesi nelle prime Chinatown americane hanno traslitterato 白菜, nel disperato intento di far pronunciare per bene i caratteri hanzi agli anglofoni. Il cavolo bianco cinese, grande o piccolo che sia, non si dice perciò pàc ciòi, come noi italiani leggeremmo l’inglese che imita il cinese, ma bài zài. Non fare come Enzo Miccio a Pechino Express, impara subito come si dice “cavolo cinese”, altrimenti saranno cavoli!]
I due protagonisti (lei gentile affettatrice e lui cortese seppellitore di pietre nel salotto di casa) hanno molto più in comune di ciò che sembra. Tuttavia ho promesso di non fare spoiler e quindi che i segreti di coppia vengano alla luce solo e soltanto guardando la pellicola! In ogni caso, a giudicare da come tagliano le cipolle e affettano il Doufu 豆腐 per la piramide-di-tofu, anche lo spettatore più boccalone qualcosa intuisce di certo.
Gli accenni culinari, nel film, sono parecchi: ho iniziato a ipersalivare dalla salutare zuppa di giuggiole (angelica, aceto e segreti della tradizione) e finito con l’ultima inquadratura su un involtino croccante (che non ve lo aspettereste ma ha un ruolo chiave nel film).
Last but not least, in questo film le parole giocano un ruolo di primo piano. Per gli aspiranti sinologi non suonerà nuovo né strano il fascino che esercita la parola – sotto forma di carattere cinese 汉字 hanzi : simbolo, significato, arte, musica e potere insieme, un impatto quasi magico.
La guerriera morente: “Pensi di essere imbattibile? Pensi di fuggire in eterno? Non si esce dal mondo delle arti marziali, ti aspetterebbero all’inferno.”
Buddha: “Vorrei trasformarmi in un ponte di pietra e resistere a 500 anni di pioggia e di vento. Mi accontenterei di sapere che la mia amata passa su quel ponte.”
Il maestro “Buddha può aiutare solo chi cerca la via per l’illuminazione. Se la finestra delle opportunità è chiusa, è inutile; se la finestra non è ancora aperta, lo sforzo è comunque inutile.”
L’eroe marziale: “Sii agile nella debolezza / Distingui luce e tenebra / Trova la luce nell’oscurità / Sii forte nella resa.”
Il curatore: “Il cuore in pena per il passato è inaccessibile. Il cuore in pena per il presente è inaccessibile. Il cuore in pena per il futuro è inaccessibile. Il futuro diventa presente e il presente non vissuto diventa passato. Il cuore che confonde i tre momenti si chiude e un cuore chiuso non ti dice che cosa bisogna perseguire.”
Giudizi del pubblico
Una pioggia di 4/4 stelline. Per fare un po’ di exit pool la top five di gradimento è: voli sui tetti, colpi di scena, intrighi&costumi, un pizzico di romanticismo, combattimenti con le spade. Buona visione!