Prima il cognome o prima il nome? Perché sono tutti così brevi? Ma cosa vogliono dire? Risposte alle domande più comuni sui nomi cinesi.
Da un punto di vista tutto italiano, quando incontriamo una persona cinese che si presenta a noi per la prima volta, sicuramente ci troveremo spiazzati. Potrebbe infatti accadere che:
1| la persona che si presenta ha un nome italiano
‘Piacere, Marco!’ Marco? Ma come Marco, se è cinese..
Scatta subito la domanda: perché i cinesi hanno nomi italiani? La risposta potrebbe essere molto più semplice del previsto, se sono nati in italia è ovvio che abbiano un nome italiano.
Se invece facendo due conti in tasca al nostro interlocutore ipotizziamo che sia troppo avanti con gli anni per essere cinese di seconda generazione (non dimenticando però che i primi cinesi a Milano sono del 1911), oppure se sappiamo con certezza che il nome italiano è un nome elettivo e non nativo, può darsi che sia stato scelto per agevolare la comunicazione o le relazioni commerciali.
C’è da tenere presente, infatti, che il cinese non è una lingua alfabetica, quindi se vedeste scritto un nome cinese su un biglietto da visita di certo non sapreste come leggerlo. Inoltre se anche provaste a leggerlo – magari dietro suggerimento – ci sarebbero ottime probabilità di sbagliare la pronuncia, perché il cinese è pure una lingua tonale.
2| la persona che si presenta ha un nome cinese
‘Piacere, 我叫王成 mi chiamo Wáng Chéng’ Ecco la domanda: qual è il nome e quale il cognome? Ecco semplici regole per orientarsi con i nomi cinesi:
1) Di norma, il primo suono monosillabico è il cognome, segue il nome. In cinese, ci si presenta con il nome completo, costituito da cognome + nome. Per conoscere una sola delle due parti ci sono domande e risposte apposite.
2) I cognomi sono un numero limitato, poche migliaia, quindi attenzione perché persone con lo stesso cognome non è detto che siano parenti, le omonimie sono molte più che in Italia.
3) Anche il nome è normalmente un solo suono/carattere, al massimo due. Se la matematica non è un opinione, perciò, un nome cinese sarà sempre brevissimo, secondo la formula:
cognome (1 sillaba) + nome (1 sillaba o 2) = massimo 3 sillabe.
Ecco perché se decidete di visitare la Città Proibita a Pechino c’è l’eventualità che non riusciate a prenotare i biglietti via Internet dal sito ufficiale cinese, che richiede il nome e cognome come scritti sul passaporto: lo spazio disponibile per il vostro 名字 Míngzì nome completo italiano potrebbe non essere sufficiente se vi chiamate Costantino Mastropasqua.. troppe sillabe!
Come scegliere allora un nome semplice e spendibile sia in cinese che in italiano?
Tradurre letteralmente un nome cinese in italiano può suonare stravagante.
Ad esempio, Bruce Lee era lo pseudonimo di 李小龍 Lǐxiǎolóng, la cui traduzione letterale risulterebbe Prugna (cognome) Piccolo Drago (nome). Il cognome Lǐ è molto diffuso in Cina, potremmo gemellarlo con un ‘Pruneri’ italiano. Xiǎolóng ovvero Piccolo Drago invece è un modo per indicare un bambino modello, orgoglio della famiglia, come spiega Shi Yang nel suo libro Cuore di Seta. I nomi cinesi dunque hanno significato, ma non (sempre) traduzioni efficaci: ragione in più per preferire lo pseudonimo. Bruce Lee ha scelto il suo cognome americano per omofonia (Lǐ= Lee) e un nome elettivo, che gli piaceva, Bruce. Se fosse un nuovo collega, magari si presenterebbe come Marco Pruneri. Facile no?
Vale anche l’inverso: ogni parola straniera – e dunque anche italiana, nomi compresi – si può tradurre in cinese: i grandi marchi, i nomi di città e regioni, i nomi propri si possono tradurre attraverso la traslitterazione fonetica, sempre dando un occhio al significato generale. Sapevi che Coca Cola e IKEA si traducono in cinese? In questo video: 50 cose famose dette in cinese (dura solo 3′!)