Volevo mettere insieme tre nomi di istituzioni cinesi che sicuramente tutti noi abbiamo provato a scrivere o menzionare, almeno una volta: Mao Zedong, la ginnastica marziale Tai Chi e la birra cinese Tsingdao – che sono certa ogni lettore ordina semplicemente come “birra cinese”, non azzardandosi a pronunciare in autonomia il nome sull’etichetta. Ne è uscita una triade un po’ bizzarra, il presidente lo sport e la bionda, ma che di sicuro servirà per capire meglio una questione tutt’altro che accademica: come fanno un italiano, un francese e un inglese a scrivere la pronuncia delle parole cinesi (di partenza caratteri non alfabetici) in modo da capirsi a vicenda su come mettere la bocca e rileggerle sempre tutti e tre nello stesso modo?
I sinofoni possono pronunciare qualsiasi parola del mondo, basta riportarla ai caratteri cinesi hanzi 汉字: Ferrari, Martini, Ikea, in cinese si traduce tutto (in questo video, una pratica e rapida demo della faccenda). Gli italofoni e tutti coloro che dipendono dai caratteri latini, invece, come fanno a indovinare la pronuncia di un carattere cinese (impropriamente detto ideogramma)?
Il sistema si chiama di romanizzazione e si può potenzialmente applicare a tutte le lingue non alfabetiche: senti un suono e cerchi di trascriverlo usando le lettere del tuo alfabeto (caratteri latini). Il problema però è che lingue diverse hanno regole fonetiche diverse, infatti se chiedi a un americano di leggere la parola “grazie” ti dirà “grazi” ignorando la “e” finale, perché nella lingua sua quella vocale in quella posizione si può saltare a piè pari.
Altro esempio rilevante. I primi cinesi negli USA parlavano dei cavoli loro, i 白菜 bai cai (pronuncia italofona: bài zài) e gli anglofoni interessati alla cucina del Regno di Mezzo si appuntavano il suono del nome dei deliziosi vegetali per poterli poi richiedere al mercato di Chinatown: ehy man, gimme a green, big, fresh pak choy (pronuncia anglofona: bàh tsà).
Bai Zai, Bah Tsà, sembra suonare tutto vero? Quando però abbiamo importato in Italia la verdura a foglia larga dalla Cina, ci siamo tenuti la romanizzazione fatta dagli anglofoni, negli USA, ed ecco perché all’Esselunga sotto le ceste di cavoli cinesi c’è l’etichetta del prezzo con scritto pak choy ma se vai da un sinofono a chiedergli un pàc ciòi (pronuncia italofona della romanizzazione anglofona) non capisce che cavolo vuoi dalla sua vita.
Quindi, per tagliare la testa al toro, si usa tutti quanti un sistema di romanizzazione detto Pinyin 拼音 che fa esattamente ciò che dice in cinese: trascrizione (pin) di suoni (yin). Il Pinyin nasce dalla furia culturale del movimento del 4 maggio, nell’epoca maoista diventa quasi monopolista, oggi è uno standard internazionale (dal 1982).
Cosa c’entra in tutto questo la birra, il Tai chi ed il Presidente Mao?
Il Pinyin non è l’unico sistema di romanizzazione, ce ne sono (stati) altri tre (Efeo, Wade-Giles e Yale) che hanno lasciato in eredità trascrizioni fonetiche famose, più di successo e tutt’oggi usate del corrisponde in Pinyin. L’etichetta della birra Tsingtao, per esempio, è appunto romanizzata con sistema EFEO e tale rimane, anche se per capire come ordinare la birra al ristorante cinese è più facile leggere il pinyin (qingdao, pronunica italofona: cìn dao).
Questa curiosità storica e linguistica spiega anche come mai certi romanzi di vecchia pubblicazione (e vecchia traduzione cinese-italiano, a volte cinese-inglese-italiano) hanno i nomi dei personaggi scritti in maniera inconsueta per l’occhio allenato a riconoscere il pinyin. Ne ho comprato uno alle bancarelle dell’usato qualche tempo fa e se trovo il tempo di leggerlo vi dico com’è (e anche come si leggono nella mente italofona le romanizzazioni non in pinyin).
Wade-Giles, E.F.E.O, Yale
Tutti e tre i sistemi, a differenza del pinyin, sono stati pensati da sinologi occidentali, non arrivano dal cuore della Cina.
Il più vecchio è il sistema Wade-Giles, ideato nel 1892 dall’ambasciatore britannico in Cina, Thomas Francis Wade, in seguito primo professore di cinese all’Università di Cambridge. Il sistema Wade-Giles è stato usato per decenni come standard a Taiwan, fino al 2008. Le trascrizioni in Wade-Giles famose sono “Kungfu” (pinyin: gongfu) e “Tai Chi Chuan” (pinyin: taijiquan). “Mao Tse-tung” invece ha perso punti rispetto al pinyin Mao Zedong, la romanizzazione Wade-Giles “Mao Tse-tung” sospetto che se le ricordino solo coloro che leggevano il Corriere della Sera negli anni ’70.
Efeo è un acronimo (E.F.E.O.) che sta per scuola francese dell’estremo oriente, un istituto di studio delle società asiatiche fondato nel 1900 a Saigon e che tira fuori nel corso del secolo un suo sistema di romanizzazione del cinese, usato soprattutto per ragioni postali (spedire un pacco a 天津 da Parigi era un problema prima dell’avvento di Google Translate e le stampanti 3D e Aliexpress. Per la cronaca, 天津 si pronuncia tièn gìn, pinyin: Tianjin, EFEO: Tientsin, che si trova ancora sulle cartine). La birra della concessione tedesca di 青岛 (pinyin: Qingdao, EFEO: Tsingtao) diventa famosa ed esportata in tutto il mondo con il nome codificato in EFEO, come lo vediamo sull’etichetta della bottiglia, ma se lo scrivi in EFEO con la tastiera del pc i caratteri cinesi hanzi giusti non escono.
Chiude il sistema Yale, dal nome di un altro sinologo zelante, George Kennedy Yale, che nel 1943 crea il sistema di romanizzazione per poter fare un corso di cinese ai soldati americani.
Oggi che il pinyin è il sistema di romanizzazione ufficiale per Cina, Nazioni Unite, mondo intero mi sembra interessante conoscere un po’ di aneddotica da poter esibire con gli amici quando si stappa la birra cinese (una normalissima lager, il riso non c’entra niente), però se siete studenti di cinese potete dormire sonni tranquilli: l’ufficializzazione dello standard eviterà con tutta probabilità che altri sinologi di buona volontà, in futuro, complichino le cose nel nobile tentativo di semplificarle.
Conosci dei suoni cinesi che non sai come si scrivono o hai letto romanizzazioni che non sapresti pronunciare? Mandami un’email o commenta questo post!
Immagini da Google, copertina di David Pennington