Ramenamano: lanzhou lamian
兰州拉面 Lánzhōu lāmiàn è il nome della ricetta che si viene ad assaggiare in questo moderno e luminoso locale: si tratta di spaghetti cinesi di pasta fresca, fatta a mano. Chiamiamoli Ramen (nome giapponese della pasta lunga in brodo) o chiamiamoli noodles (all’americana) oppure con il loro nome, sono comunque squisiti.
In Cina, ci sono molte tipologie di noodles, diverse per impasto, condimento, regione di origine della ricetta. Lánzhōu è una citta-prefettura del Gansu, famosa per la ricetta degli “spaghetti tirati” che abbiamo assaggiato da Ramenamano.
Si sceglie il brodo, tradizionalmente di manzo che cuoce per 19 ore (ma anche una versione vegetariana volendo), quindi si decide il numero delle tirate: più alto è il numero delle volute che fa l’impasto, più i lāmiàn tengono la cottura nel brodo caldo e dunque potrete mangiarli con calma, lentamente. Poche tirate significa spaghetto esile, adatto al rapido ed abile mangiatore.
Diciamo che il numero 6 va bene per i neofiti del noodle: mutatis mutandis vale un classico barilla numero cinque o poco più. Comunque i ragazzi che servono ai tavoli sono simpatici e disponibili a spiegare bene la morfologia e la dinamica dello spaghetto, senz’altro meglio di come tento di fare io, nonché a portare le posate se non si ha dimestichezza con le bacchette.
Da Ramenamano non solo l’ambiente è confortevole e gioviale, c’è anche la cucina a vista e stare a vedere l’abilità dei cuochi che tirano l’impasto è uno spettacolo magico, ipnotico.
I prezzi sono chiaramente dichiarati nel sito, ben fatto e ricco di foto.
Non ci si aspetta invece di trovare delle vere chicche iniziali e finali: gli antipasti sono verdure insolite e altri piccoli capolavori che non si trovano in altri ristoranti cinesi della zona, come il loto caramellato 桂花麦芽藕 Guìhuā màiyá ǒu la carota bianca (ravanello) marinata 爽口萝卜片 Shuǎngkǒu luóbo piàn e l’insalata di cetriolo “tuono” 雷劈黄瓜 léi pī huángguā (il cui sapore ricorda un po’ il gusto dei dan dan mian).
Dulcis in fundo
I dolci invece sono opera del pastry chef Nicolò Moschella di Cornaredo. La join venture tra il proprietario Francesco Wu ed il giovane pasticcere è ingegnosa, permette di chiudere in bellezza (all’italiana) una bella serata (alla cinese).
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